lunedì 21 marzo 2011

Il mito del Nucleare. Prima parte: i costi

Il racconto del nucleare si nutre di numerosi miti. La propaganda poi prepara gli slogan da mandare a memoria, nei vari talkshow e giornali, e che devono cercare di fissare il mantra del nucleare come "male necessario" presso il grande pubblico, evitando di dare cifre e dati precisi.
In questi giorni cercherò di trattare uno alla volta i principali credi su cui si basa il racconto del nucleare, partendo dal primo livello dell'inganno, quello del costo.
La vulgata popolare vorrebbe sostenere che paghiamo troppo cara l'energia e con il nucleare si risparmia. Attenzione, nessuno esperto serio pro-nucleare utilizza il discorso del vantaggio economico del nucleare, tanto sia risibile come motivo. Questo è al massimo un argomentazione da talkshow, da politico di medio rango, un tipico esponente del governo: è appunto il livello più basso ed è il mito più facilmente smontabile.


L'intero ciclo nucleare ha costi diretti e indiretti troppo elevati per essere considerata una fonte d'energia efficiente. La gran parte del costo è legato alla progettazione e alla costruzione di una centrale. A questo poi vanno aggiunti i costi dello smaltimento delle scorie nucleare e della dismissione degli impianti. Senza poi parlare dei costi di sicurezza, ricerca e inconvenienti di gestione che sono sempre a carico dello Stato, non quantificabili direttamente nella spesa energetica della centrale nucleare, ma che sono comunque scaricati sulla collettività.

Sono presenti numerosi studi realizzati dopo il 2008 in Europa e negli USA, sui costi dell’elettricità prodotta con nuove centrali (1). Comparando questi studi, il costo medio dell’energia elettrica prodotta dalle nuove centrali nucleari risulta pari a 72,8 Euro/MWh, quello delle nuove centrali a gas è di 61 Euro/MWh (16% in meno); quello delle nuove centrali a carbone è di 57,5 Euro/MWh (21% in meno).
Secondo l'outlook 2010 del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, calcolando anche lo smantellamento e lo smaltimento delle scorie, il costo del nucleare su centrali esistenti è pari a quello del carbone (0,07 euro per kWH), ma superiore a quello dell’olio combustibile (0,05), del gas (0,04) e dell’eolico (0,03).

C'è da fare un prima notazione: gli studi internazionali citati indicano, mediamente, un costo dell’elettricità, prodotta dalle nuove centrali nucleari, del 20% più alto di quello stimato dal Governo italiano (60 Euro/MWh. Fonte: “Nuovo programma nucleare italiano”, bozza MSE, giugno 2010, che diciamo... reinterpreta allegramente i dati NEA)


Seconda notazione, ancora più importante. Questi studi valutano il costo dell’elettricità prodotta da nuove centrali nucleari in Paesi dove queste centrali già esistono! Il nucleare italiano, avrebbe costi aggiuntivi di riavvio di una filiera ormai dismessa. Vogliamo poi considerare le prevedibili opposizioni degli enti locali? La durata dei processi autorizzativi e il costo dei ritardi?
Quindi dovremmo importare una tecnologia, subirne i costi dei servizi aggiuntivi, riorganizzare la distribuzione su una rete elettrica da ristrutturare in funzione del nucleare e prevedere le spese per riuscire a imporre la costruzione degli impianti. A quanto ammonta questa spesa?
Per un totale di 10-15mila Mw di potenza installata sugli otto impianti previsti, occorrerebbe costruire da zero tutta la filiera: la stima degli investimenti ad oggi oscilla tra  40 e i 60 miliardi di euro (senza considerare lo smaltimento delle scorie ovviamente). Il progetto nucleare costituirebbe un salasso per le nostre bollette ed una pietra tombale sulla ricerca, lo sviluppo tecnologico e industriale del paese.


Terza notazione: gli studi di prima non tengono in considerazione eventuali tensioni nel prezzo della materia prima. Negli ultimi anni, il prezzo dell’uranio è cresciuto di sei volte, passando da 20 $ per libbra del 2000 ai 120 $ del 2007: una crescita esponenziale nemmeno paragonabile a quella del petrolio.
Se poi teniamo in considerazione gli attuali livelli di riserve di uranio e la disponibilità nelle miniere"utili" (ossia dove sia possibile estrarre a meno di 130 $/kg), anche considerano un livello di consumi costante (nessuna nuova centrale nucleare in funzione), l'uranio avrà una durata che varia tra i 46 anni e un massimo di 78 anni. Dite che non aumenterà di prezzo? Va bene, ma comunque avrà una durata complessiva inferiore a quella del petrolio e del carbone.


In definitiva, considerando:
  1. Costi reali di allestimento degli impianti
  2. Costi legati alla sicurezza degli impianti;
  3. Lo smaltimento dei rifiuti nucleari;
  4. La gestione continuata del combustibile nucleare;
  5. La disponibilità di forza lavoro in possesso delle necessarie competenze;
  6. La gestione del trasporto di combustibile nucleare;
Si capisce perchè non esiste al mondo nessuna esperienza privata di nucleare, e tutti i tentativi di incentivare la costruzione di nuove centrali o di privatizzare le centrali già esistenti (regalando gli impianti e lasciando la sola gestione) siano TUTTI andati falliti: dal piano di privatizzazzione della Thatcher ai piani di investimento dell'ultima amministrazione Bush. Per un semplice, evidente motivo: l'energia nucleare NON CONVIENE.

Fonti:
Studio comparativo sui costi del nucleare (Rapporto Ronchi, Gazzetta Ambiente)
International Energy Outlook 2010, U.S. Energy Information Administration (EIA) 
Projected Costs of Generating Electricity 2010, NEA Nuclear Energy Agency


(1) Si tratta di studi realizzati dall’Ufficio del Budget del Congresso degli USA, dalla Commissione europea, dalla Camera dei Lord, dal DOE dell’Amministrazione USA, dall’EPRI di Palo Alto, dal MIT e da Moody’s.

1 commento:

Massi ha detto...

Per inetenderci su costi e tempi di realizzazione di una centrale. I calcoli presentati sopra sono parametrizzati su un tempo convenzionale (engineering-based) di 5 anni per la costruzione dell’impianto nucleare, mentre il tempo effettivo è diverso: in Occidente, considerando tutti i reattori ultimati nel quinquennio 2001-2005, la costruzione è avvenuta in media in 109 mesi (fonte IAEA). Aggiungendo poi il tempo necessario a ottenere permessi, autorizzazioni e valutazioni di impatto ambientale nonché quello per i lavori di connessione alla rete elettrica, i tempi reali si attestano in media sui 200 mesi (16,6 anni).