venerdì 3 giugno 2011

Il mito del nucleare. Terza parte: contrastare il cambiamento climatico

La Corte di Cassazione si è pronunciata e il referendum sul nucleare si farà. Il goffo tentativo del governo di invalidare la consultazione, servirà soltanto a farne lievitare i costi: andranno infatti ristampate tutte le schede relative al quesito 1, che dovrà tenere conto del pastrocchiato decreto omnibus, tirato fuori in extremis per cercare di far saltare il referendum. E allora, anche noi... riprendiamo in mano il blog e continuiamo questo sporco lavoro.

Il terzo livello dell'inganno, cerca di vendere il nucleare come la soluzione al cambiamento climatico.
Illuminati sulla strada di Kyoto, i nuclearisti riscoprirono improvvisamente una sensibilità ecologica e trovarono nuovo materiale da propaganda grazie alla lotta al CO2: ma come, non lo sapete? Incoscienti ecologisti "retrogadi"... informatevi! Le centrali nucleari non producono gas serra!

I più seguaci fruitori di questo mantra sono ingegneri e aspiranti tali (alcuni seduti in consigli direttivi ENI). Non è casuale. L'ingegnere si sa, è poco avezzo all'attività speculativa (altrimenti avrebbe fatto fisica): per lui il nucleare rimane un processo di fissione dalla straordinaria efficienza energetica (vero), dove, la fase di fissione del combustibile nel reattore nucleare non libera CO2. Non che la cosa gli interessi particolarmente, ma se serve a zittire qualche testacalda che protesta per l'inquinamento o altro, ben venga il nucleare come fonte energetica pulita: la più pulita che ci sia!

Per avere una valutazione reale delle emissioni di CO2 di una centrale nucleare bisogna considerarne l’intero ciclo di vita e i costi energetici legati alla filiera (sempre quella che non viene mai inserita nei dati ufficiali). Estrazione dell'uranio, arricchimento, costruzione centrale, trasporto materiale radioattivi, stoccaggio, smantellamento delle strutture: prima e dopo il processo di fissione nel nucleo, esistono una serie di operazioni che consumano grandi quantità di energia fossile. Traducendo: ognuno di questi passaggi genera gas serra.

Ok, ma quanti ne vengono generati? Gli studi e le ricerche differiscono di molto, perchè tengono in considerazione diversi sistemi di filiera e diverse tecnologie in uso. Riporto i dati di uno studio di Jean Willem Storm van Leeuwen e Philip Smith, pubblicato qualche anno fa. Considerando le diverse variabili, le emissioni di carbone di una centrale nucleare ammontano a 90-140g per kWh prodotto. Non proprio un toccasana, dato che sono livelli non molto al di sotto di quelli delle centrali a gas, e non paragonabili a quelli del fotovoltaio, eolioco e geotermico (<30g per kWh).

Considerando l'esaurimento delle scorte di Uranio, e la sempre maggior difficoltà d'estrazione dello stesso, i consumi di CO2 aumenteranno: alcuni arrivano ad ipotizzare che nei prossimi decenni le emissioni di una centrale nucleare supereranno quelle di una centrale a gas.

Nel racconto tutto ideologico di sostegno al nucleare, le affermazioni dei nuclearisti non vengono mai vagliate, non dico ad una attenta analisi, ma neanche alle più banali considerazioni di senso pratico.
Si ascolta dire in continuazione: il solare e l'eolico, non bastano, costano troppo, non incidono molto sull'emissione di anidride... non servono a rispettare gli impegni presi sulla riduzione di CO2. Di dati nemmeno a parlarne: bisogna prendere queste affermazioni come assioni inconfutabili.
Il tempo medio di costruzione di una centrale nucleare si attesta (in Europa... non in Italia) sui 17 anni. Solo considerando la CO2 prodotta per la costruzione della centrale nucleare, saranno necessari almeno (calcolo ipotetico in positivo) 10 anni di produzione elettrica nucleare, prima che nel computo di emissione/risparmio di anidride, la centrale arrivi ad avere un bilancio positivo. Quindi, se tutto va bene, l'Italia comincerà a diminuire l'emissione di CO2, grazie al nucleare, a partire dal... 2040.
Non sto qui a snoccialare le cifre delle riduzioni reali e odierne di emissione di gas serra, grazie alla riduzione dei consumi, alle tecnologie più efficienti energeticamente, alle energie sostenibili. Non mi ripeto sulla convenienza già oggi dell'eolico sul nucleare, e del sorpasso del solare previsto in due anni (altri dicono meno). Quello che più conta è che nella pianificazione strategica bisogna prevedere anche i livelli di sviluppo di queste tecnologie (fino ad oggi sempre superiori alle prospettive) e la disponibilità di nuove tecnologie, come quella della cattura e sequestro della CO2 che già comincia ad avere le sue prime applicazioni.
Cerchiamo di parlare di PROGRESSO, e basta con la archeologia industriale.

Ps.: Le considerazioni sul nucleare pulito, si basano solo sull'emissione di CO2. Non dimentichiamo che il nucleare è una fonte di energia che produce scorie radiattive, con tempi di decadimento superiori alle centinaia di migliaia di anni.

Pss. A proposito di impegni, ricordiamo che l'Italia dovrebbe consumare, per obbligo europeo, almeno il 30% di elettricità da fonte rinnovabile entro il 2020

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