giovedì 11 dicembre 2008

Metteteve d'accordo!!!



Berlusconi sul nuovo trattato europeo per la limitazione delle emissioni:
"Oggi - aggiunge - mi tocca fare il cattivo, così divento il più antieuropeista di tutti...Trovo assurdo parlare di emissioni quando c'è una crisi in atto. E' come se chi ha la polmonite pensa di farsi la messa in piega...".
Da La Repubblica del 11/12/2008


Alemann
o: "È il cambiamento climatico che mette a dura prova la città"
"Al momento non ci deve essere uno stato di allarme ma dobbiamo seguire con attenzione la situazione. Per il futuro bisogna fare tutti gli sforzi per migliorare la situazione idrica della città, purtroppo dal lunghissimo tempo deteriorata perché c'è un cambiamento climatico che mette più a dura prova la città". Lo ha riferito il sindaco Gianni Alemanno al termine della riunione del comitato operativo della Protezione civile sul maltempo.
Da La Repubblica Roma del 11/12/2008

domenica 7 dicembre 2008

BASTA BASTA BASTA

Il politically correct non è mai stato il mio forte, ora meno che mai. Le ultime notizie sulla "guerra fra procure" che leggo sui giornali, mi spinge a a fare ancora peggio.

Napolitano, CSM, Giornali (tranne forse un paio di micro eccezioni), Politici (ovviamente), ALFANO (merita il lacchè la solita menzione d'onore) tutti riuniti in un solo altisonante "ANDATEVENE A FANCULO".

Non ci sono altri giudizi possibili, non ci sono altre parole per descrivere lo schifo che mi fate.
Riepilogo la storia per poter tornare ai fatti, per tornare a paralre del reale, per vedere, come al solito, che la cortina di fumo che si sparge intorno ai questi è funzionale a coprire tutto e ad anticipare il peggio che verrà (e verrà sotto forma di separiamo le carriere come voleva il grande Venerabile Gelli, perchè sarà questo l'epilogo!!!).

I fatti ci raccontano che un PM, De Magistris, viene accusato di portare avanti in maniera discutibile 3 inchieste (Poseidone, Why Not e Toghe Lucane) che coinvolgono poteri "forti". Nelle tre inchieste, a vario titolo, vengono coinvolti giudici (della procura di Matera), politici (esponenti calabresi di AN, FI e UDC, dove spicca il nome di Cesa), Ministri (Mastella), fino alla commisione europea (nel nome di Prodi quale presidente della medesima all'epoca dei fatti). Le accuse spaziano dall'incompetenza fino alla strumentalizzazione, fino all'arrivare all'abuso per aver coinvolto i piani alti della politica e dell'imprenditoria. Il putiferio che si genera (Ministro indagato che indaga sull'indagatore) si risolve con la cacciata del De Magistris a Napoli (e anche qui la logica vorrebbe che se quest'uomo è un incapace come dicono dovrebbe essere espulso non spostato) e "l'avvocazione" delle indagini da parte del Procuratore Generale di Catanzaro, che provvederà in tempi rapidi a togliere i nomi più scomodi dalle indagini.

Sembrava finita. Sembrava la solita storia del magistrato cacciato perchè scomodo (tant'è che immediatamente dopo fa la stessa fine La Forleo, per aver osato altrettanto e per essere riuscita a rovinare la festa a Latorre e amici. PD e PDL un magistrato cacciato a testa).

Fortunatamente (n.d.d.a. ovvero nota di dignità che ci aggiunge l'autore) la procura di Salerno (che indaga su quello che combina la procura di Catanzaro) continua, anche dopo la cacciata del De Magistris e arriva alla maxi perquisizione di Catanzaro perchè trova il marcio di cui ha sempre parlato de Magistris e non trova invece i fatti della sua incompetenza. Sempre per assegnare meriti nello schifo, vi invito a leggere il passaggio dell'odierno articolo di D'Avanzo su Repubblica in cui fa passare De Magistris per un racomandato che entra in procura quando gli pare per denunciare, fortuna che non tocca a noi comuni mortali:

"A quel che si capisce, ogni volta che aveva la voglia o la necessità di mettere a verbale una nuova circostanza, suggestione, sospetto o ricordo del complotto che lo avrebbe fermato, De Magistris entrava nella stanza dei pubblici ministeri e rendeva la sua testimonianza. Una fortuna e un'attenzione che pochi "denuncianti" ricevono nelle procure italiane. "
D'Avanzo, a lei il mio personalissimo Vaffanculo!!!
(Non le passa per la testa che la gravità della cosa richiedesse un'attenzione maggiore del solito su questi fatti)

E qui succede il patatrac: Catanzaro denuncia le indagini e ne avvia di sue contro Salerno (NON PUO' CAZZO NON PUO', è anticostituzionale!!!!! Poteva al massimo rivolgersi a Napoli, competente per quel che combina Salerno). Denuncia la pesantezza e l'umiliazione ricevuta (PM denudati e perquisizioni negli zaini della scuola dei poveri pueri figli degli indagati. Ringraziassero che non avevano percing, sennò je li strappavano di dosso in stile Diaz.).

Ricapitolando brevemente abbiamo: un PM indagato che denuncia pressioni per i motivi delle sue indagini che viene "sollevato" (fisicamente con calcio in culo) dagli stessi indagati, e si rivolge a chi (Salerno) dovrebbe giudicare il suo operato e quello della sua procura. Questi riscontrano evidenze fortissime dei fatti denunciati, tant'è che si arriva ad una maxi-perquisizione nei confronti dei colleghi (Catanzaro), che incostituzionalemente contro-denunciano i controllori (Salerno) per la brutalità del loro operato.
Riassunta così mi pare chiara la situazione (ben vengano aggiunte nei commenti al post).

Risultato finale: CSM che in meno di 48 ore caccia entrambi i Procuratori Generali per "incompatibilità ambientale" (ricevendo pure i complimenti per la celerità), ovvero, togliamo i due principali attori dalla scena in modo da riuscire ad affossare tutto di nuovo, anche perchè oramai avevamo fatto dimenticare il tutto, reso De Magistris innocuo (visto che ora non è più PM che indaga, ma giudice che decide delle indagini altrui e quindi basterà non sottoporgli casi scomodi su cui potrebbe contribuire a far uscire la verità).

Come si arriva a questo??
Come far passare un risultato così differente da quello che la logica delle cose avrebbe voluto e dovuto imporre??

Perchè ci pensa Napolitano a scagliarsi contro chi fa il proprio dovere nel rispetto del ruolo a cui è chiamato, sparando a zero su Salerno e difendendo Catanzaro (e se qualcuno mi dice che è un'intepretazione forzata, giuro che lo costringo a leggere tutta la lettera di denuncia inviata dal presidente del CSM, il cui tono è assolutamente chiaro).

Ci pensa il CSM a cacciare, in un attimo, sia chi sta facendo i cazzi propri (Catanzaro) contro la legge e contro la costituzione, ma anche chi sta seguendo obblighi e doveri che la legge impone al proprio ruolo (Salerno) . Come a dire, se osate alzare polveroni, poi si spara ad alzo zero.

Ci pensano i giornali schierati nel far sembrare tutto un pasticcio di incompetenza e lotte intestine della magistratura (esamplare il post odierno di Travaglio sull'uniformità dei titoli italiani sulla faccenda), mettendo sullo stesso piano chi il suo dovere lo fa (e al limite si potrebbe discutere sul come, semmai ci sia bisogno di questa inutilità) e chi invece fa il cazzo che gli pare per nascondere le proprie colpe.

Ci pensano i politici a dire che i magistrati fanno schifo e che indagano a caso e male, ed è solo per questo che loro, al servizio dello Stato indefessamente, finiscono sui banchi degli indagati (metaforicamente parlando si intende) e nella gogna mediatica (che si spertica a dirci che grand'uomo è ad esempio questo Del Turco che nelle avversità della prigione, si dedica a letture, pittura e incontri umani toccanti. Come dire SANTO SUBITO!!!).

Ci pensa Alfano a dire che vista la situazione si debbono dividere queste benedette carriere perchè la giustizia non funziona, tirando fuori questa conclusione non so in base a cosa, e mandando un chiaro segnale a quel barlume di onestà rimasto nel PD per fargli capire che se non collaborano allo smantellamento della magistratura c'è rischio che sti giudici arrivino ad indagare ancora più pesantemente su di loro.

Vorrei definirla farsa, ma è il mio paese.
Vorrei riderne e ascoltarmi qualche pezzo satirico sull'accaduto, ma è il mio paese.
Vorrei dimenticare tutto questo, ma è il mio paese.
Vorrei vivere in un altro posto, ma è il mio paese.

martedì 2 dicembre 2008

Sky e il pagamento dell'Iva.

I compagni di Sky fanno esultare tutto il Pd con questo spot.




e fanno avvelenare me perchè quelli che oggi esultano erano al governo e facevano accordi sottobanco con Berlusconi. Alla faccia della crisi economica, del precariato, e delle famiglie che non arrivano a fine mese, la polemica politica si impernia sulle tasse sulle Tv.

Aspettiamo tristemente che la P2 partorisca il dopo veltrusconismo.

mercoledì 26 novembre 2008

Italiani brava gente


Perché non è vero? Un’affermazione universalmente riconosciuta! Da sempre gli italiani amano riconoscersi per il loro carattere umano. Del resto, Mussolini non era mica Hitler. Il fascismo, se non fosse stato per quel piccolo, forse evitabile errore delle leggi razziali…
Chissà come mai però, all’estero quest’immagine non trovi riscontro. Forse perché all’estero la retorica patria non ha molti mezzi per imporre il revisionismo storico ormai dominante.
Per esempio all’estero sanno dei crimini di guerra commessi dagli italiani durante il fascismo.
Alcuni sono (purtroppo!) trapelati anche qui: si conoscono, in maniera poco diffusa, le atrocità commesse in Africa, in Libia come in Etiopia, dove per la prima volta nella storia, vennero utilizzati gas asfissianti e aprite (e visto che c’erano lo fecero in quantità massiva: più di duemila quintali di bombe). Sotto ordine diretto di Mussolini, vennero sterminati e distrutti interi villaggi, prigionieri bruciati vivi, lasciati nel deserto senza cibo e acqua o lanciati dagli aerei e… furono bombardati accampamenti della Crosa Rossa.

Quello di cui non si parla mai sono le atrocità delle milizie italiane compiute nelle guerre di Grecia e Jugoslavia, dove per combattere la resistenza, vennero uccisi e torturati migliaia di civili.
Fra i primi episodi c’è l’eccidio di Domenikon, un piccolo paesino che aveva la colpa di essere vicino ad una zona dove i militari italiani avevano subito un attacco. Le milizie fasciste prima fecero radere al suoli il villaggio con bombe incendiare. Poi, racimolati i superstiti, fucilarono tutti gli abitanti maschi sopra i 14 anni. Per due giorni, i soldati continuarono ad assassinare per strada e per i campi tutti i pastori e contadini che si erano nascosti. Alla fine i corpi erano tanti che furono ammassati in fosse comuni. La barbara e vigliacca “strategia” di Domenikon divenne un modello. L’occupazione italiana significava rastrellamenti, fucilazioni, incendi, requisizione e distruzione di riserve alimentari. A Domenikon seguirono eccidi in Tessaglia e nella Grecia interna. Le sevizie e lo stupro di massa vennero applicate come forma di repressione. Paradossale che il comando nazista in Macedonia arrivò a protestare con gli italiani per le violenze contro i civili!
L'occupazione italiana della Grecia si caratterizzò per le prevaricazioni continue ai danni di innocenti. L'esercito italiano eseguiva confische, saccheggi, sequestri. Questi episodi vengono ben documentati nel documentario “La guerra sporca di Mussolini”, che in Italia non verrà mai trasmesso. Il film mostra abitanti di Atene morti di fame gettati come stracci agli angoli delle strade. I continui saccheggi, la creazione del mercato nero da parte dell’amministrazione italiana, provocarono una carestia tale che causò la morte di circa 300 mila greci fra fame e malattia. E poi la prostituzione: migliaia di donne prese per fame e reclutate in bordelli per soddisfare soldati e ufficiali italiani. Non sono esattamente la stesse immaggini di “Mediteranno”.

Sopra, civili trucidati dagli italiani in Jugoslavia

Qui sopra a sinistra, bambini vittima della carestia, ammassati in un ospedale di Atene nel '41

L’apice fu raggiunto nei campi di concentramento italiani in Jugoslavia, conosciuti anche come i “campi del Duce” , dove era stata ordinata da Mussolini la rappresaglia sugli ostaggi civili. A partire dal 1942 più di 70000 soldati furono impegnati a rastrellare il territorio sloveno a sud di Lubiana, dove vennero rasi al suolo centinaia di paesi, effettuati massacri indiscriminati di ostaggi e da dove vennero mandati in internamento circa 30.000 persone, in gran parte donne, vecchi e bambini. Il più grande era quello sull’isola di Arbe, dove vennero deportate 15.000 persone. I deportati venivano stipati in piccole, vecchie tende militari, non impermeabili, su paglia già usata, con una leggera coperta: il tutto pieno di pidocchi e cimici. 
Molti erano stati rastrellati mentre lavoravano nei campi in estate, erano semi nudi e non veniva dato loro nulla per coprirsi. Condizioni bestiali, in particolare per l'autunno e l'inverno: pioggia, neve e la bora gelida dell'isola.
Per la fame, il freddo, gli insetti, le malattie, la mortalità era elevatissima, in particolare per i bambini, le donne (alcune erano partorienti), vecchi (fino a 92 anni).
Morirono più di 13 mila sloveni, tra questi alcuni per le sevizie, alcuni torturati e bruciati vivi. Nonostante la documentazione esistente che testimonia un progetto chiaro di pulizia etnica da parte del regime fascista, questi luoghi ancora oggi non vengono riconosciuti per quello che furono: campi di sterminio. Non fu sterminio di massa, solo per l'incapacità organizzativa del regime fascista... ma la disorganizzazone alimentò la brutalità dei militari fascisti.
La BBC ha prodotto un documentario dal titolo, Fascist Legacy ("L'eredità del fascismo"), su questi crimini. Documentario comprato dalla RAI, che ovviamente si guarda bene dal trasmettere. La repressione delle milizie fasciste italiane nella guerriglia in Montenegro ed in altre regioni dei Balcani viene mostrata con precisa documentazione filmata di repertorio. Le immagini (video qui sotto) non sono consigliabili a tutti.
Nello strumentale e continuo gridare alle Foibe, di questi anni… bisogna partire da quello che è successo prima, in Slovenia. Ho sentito gente sostenere che le Foibe sono quel luogo dove i comunisti italiani hanno ucciso dei cittadini italiani! 

A fine guerra, la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra ricevette una lista con più di 1.500 richieste d’estradizione per criminali di guerra italiani. Il governo italiano non consegnò mai nessun colpevole, e nessuno di questi subì un processo. Le ragioni di questo silenzio sono legate al particolare clima del dopoguerra e alla successiva divisione del mondo in blocchi.
Su questo “Olocausto rimosso”, esistono numerose pubblicazioni all’estero… ma praticamente il nulla nel nostro paese. Solo numerosi casi di censura e divieti di pubblicazione.
Così, mentre in Germania si costruiscono monumenti per non dimenticare l'orrore provocato, in Italia non abbiamo mai avuto la nostra necessaria Norimberga.
Ma a che sarebbe servita? Noi sappiamo di essere diversi, umani... brava gente. E in fondo... lui... alla fine... neanche le avrebbe voluto le leggi razziali. Non è così?

La guerra sporca di Mussolini:

Fascist Legacy - L'eredità del Fascismo:

lunedì 24 novembre 2008

E poi dicono che ti prendono in giro....

Il povero Berluska deve avere nostalgia o necessità di riproporci un editto Bulgaro, magari potenziato e migliorato per evitare che poi uno tignoso come Santoro riesca in soli 4 anni a tornare a condurre una trasmissione TV.

E allora ultimamente se la prende con i troppi comici che lo prendono in giro. Guzzanti, Fiorello, Letizzetto, Crozza, Luttazzi, Grillo, sono tutti (troppo) impegnati a sfotterlo, e qualcuno osa farlo anche dalla televisione RAI, dimostrando quanto sia fuori controllo.

Conoscendo il personaggio, quando ripete per più di due volte un argomento allora ne sta preparando qualcuna grossa. Certo deve convincere la parte dell'elettorato cresciuta a Gabibbo e Bagaglino, che potrebbero diventare suoi oppositori solo perchè le battute della Guzzanti sono migliori di quelle dei Fichi D'India,deve essere coltivata, ma lì sarebbe bastato il cucù fatto alla Merkel.

E allora forse dovremmo cominciare a prepararci ad uan nuova ondata di epurazioni. Bhè poco male, mi viene da pensare: la televisione già non la guardo, così neanche il dubbio mi viene di aver perso qualcosa.
E poi veramente pensiamo che questo sia un paese dove, a parte un paio di anomalie (sempre più controllate), esistono giornalisti, ancor prima che una libertà di stampa??

Per fugare qualsiasi dubbio:
http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=362

PS: Dopo Levi prepariamoci alla Cassinelli.
PPS: Silvio, guarda che il web è grande e poi non ci va nessuno ad informarsi fra quelli che ti votano, lasciaci giocare in pace!!!!

giovedì 20 novembre 2008

LA SICUREZZA SUL LAVORO

La sicurezza sul lavoro vista dai cittadini italiani.

Di seguito riportiamo il rapporto demos.


SOCIETÀ E POLITICA IN ITALIA - LA SICUREZZA SUL LAVORO Istantanee sull'opinione pubblica, scattate dai sondaggi periodici di Demos & Pi. Messe una vicino all'altra, consentono di ricostruire il film sulle trasformazioni del paesaggio sociale e politico dell'Italia.
LA SICUREZZA SUL LAVORO La triste cronaca delle morti bianche torna periodicamente al centro dell'attenzione, in Italia, generando un sentimento di inquietudine nell'opinione pubblica. Dalla seconda indagine su "La sicurezza in Italia. Significati, immagine e realtà" curata da Demos e Osservatorio di Pavia per la Fondazione Unipolis, di cui anticipiamo alcuni risultati, emerge in modo chiaro come i cittadini percepiscano un peggioramento delle condizioni di sicurezza nelle fabbriche e nei cantieri.L'indagine "La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà" sarà presentata domani, venerdì 21 novembre 2008, a Roma, nel corso di un incontro coordinato da Gad Lerner, al quale prenderanno parte, oltre a Ilvo Diamanti e Fabio Bordignon, di Demos, Antonio Nizzoli, Osservatorio di Pavia, Chiara Saraceno, Università di Torino, Mons. Vittorio Nozza, direttore Caritas Italiana, Massimo Livi Bacci, Università di Firenze, Pierluigi Stefanini, presidente di Fondazione Unipolis e di Unipol Gruppo Finanziario.





NOTA METODOLOGICA I dati qui presentati fanno parte di una ricerca realizzata Demos & Pi per la Fondazione Unipolis e costituiscono una anticipazione. La ricerca completa verrà presentata a Roma, biblioteca del Cnel, il 21 novembre 2008.La ricerca si basa su un sondaggio telefonico svolto, nel periodo 29 ottobre-7 novembre 2008, dalla società Demetra di Venezia. Le interviste sono state condotte con il metodo CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing – supervisione: Claudio Zilio). I dati sono stati successivamente trattati e rielaborati in maniera del tutto anonima. Il campione, di 2000 persone, è rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 15 anni, per genere, età e zona geopolitica.L'indagine è stata diretta, in tutte le sue fasi, da Ilvo Diamanti. Fabio Bordignon, con la collaborazione di Natascia Porcellato, ha curato la parte organizzativa e l'analisi dei dati. Le serie storiche sono ricavate da precedenti indagini Demos & Pi e sono disponibili all'indirizzo www.demos.it.Documento completo su http://www.agcom.it/.

mercoledì 19 novembre 2008

Sanatoria e precariato

La Corte dei Conti è un covo di comunisti!!!

Poi ci vengono a raccontare che l'economia riparte solo se ripartono le imprese.

Anno 2003 governo Berlusconi. Gli evasori fiscali tirano un sospiro di sollievo quando nel governo si comincia a parlare di sanatoria. Passa il tempo e la sanatoria entra in vigore per recuperare almeno 26 miliardi di euro (pensate quanti sono i soldi che dovevano andare allo Stato!).
Dopo 5 anni la Corte dei Conti ci fa sapere che di questi 26 miliardi di euro mancano all'appello ancora 5,2 miliardi. Quindi ci sono evasori che hanno apporfittato della sanatoria e non hanno comunque versato soldi allo stato. E questo alla faccia di quelli che le tasse le pagano eccome.

La Corte dei conti però rilancia. E chiede che al governo due cose : primo, che si faccia carico di recuperare questi 5,2 miliardi e di ridarli a quelli che sono stati controllati e sono risultati in regola e che per questo hanno sostenuto delle spese; secondo, che si smetta di fare sanatorie che hanno l'effetto di aumentare il numero degli evasori e aumentare la cultura del pressapochismo tributario che genera lassismo e sicurezza che le tasse si possono tranquillamente tralasciare.Terzo, e questo è il punto più importante, ricordare al governo che «secondo il diritto comunitario, così come interpretato dalla Corte di Giustizia Europea, il condono Iva è illegittimo e non potrà più essere riproposto ma c'è da ritenere che alla stessa stregua sarebbero state giudicate anche le sanatorie relative alle altre imposte, se le stesse avessero avuto rilevanza per l'ordinamento comunitario».

Quindi oltre a non aver pagato le tasse, aver aderito alla sanatoria, si fanno burla anche di quella. Non tutti per carità. Ma 5,2 miliardi di euro.

Dopo 5 anni ecco ancora una volta lo stato che vuole Berlusconi. Niente tasse e sfruttamento del precariato. Le aziende non ce la fanno ad assumere ed hanno bisogno di fare contratti a progetto etc. etc.

Allora poi bisogna sentirsi dire che i sindacati sono quelli che frenano l'economia e difendono i fannulloni. Che il precariato in questa fase è necessario. Che le aziende sono in crisi e nella crisi bisogna tirare la cinghia.

Solite parole che creando lo stato di emergenza sul quale i nuovi padroni creano sfruttamento.

La dinamica è chiara: Non pagare le tasse, non pagare il lavoratore. Così si crea la disparità tra ricchi e poveri e così si distrugge la classe media.

Ecco lo Stato di Berlusconi, della Mafia (che in tutto questo ci sguazza), e infine della P2.

giovedì 13 novembre 2008

Leva il tuo blog o te lo leva Levi

Non sarà originale, me ne rendo conto, si tratta del resto di un argomento decisamente sulla cresta dell'onda sul web. D'altra parte nella nostra nuova veste collettiva, seppure totalmente priva di ambizioni se non quella del piacere personale di informarsi e discutere, con il nostro "veleno" ne siamo direttamente coinvolti e mi sembra giusto parlarne anche qui e magari partecipare a qualche iniziativa in merito.
Stiamo parlando naturalmente della famigerata proposta di legge Levi (P.d.L. 1269), che altro non è che la riproposizione dell'altrettanto famigerata proposta che fece scalpore un anno fa, ad opera dello stesso autore peraltro.
In sintesi si tratta di un disegno di legge che prevederebbe di equiparare i blog ai prodotti editoriali veri e propri, ivi incluso l'obbligo di iscrizione al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione). Le conseguenze dirette di una simile regolamentazione sarebbero devastanti per i blogger italiani (inutile menzionare il fatto che, come al solito, saremmo l'unico paese a trovarsi in questa situazione): ogni blog sarebbe soggetto alle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa; ogni blog che non si iscrive al ROC potrebbe essere denuciato per il reato di stampa clandestina. In poche parole l'unica voce ancora libera in Italia, il web, verrebbe imbavagliata e monitorizzata come tutte le altre.

Poche le reazioni "ufficiali" da parte dei politici. Solo Di Pietro, a mezzo del suo blog e di facebook si è indignato ed ha addirittura profetizzato la disobbedienza civile se dovesse passare il P.d.L., offrendo da subito assistenza legale a tutti i bloggers colpiti dal decreto, nel caso dovesse passare. Per il resto silenzio totale.

Ricardo Franco Levi è un deputato del Partito Democratico ed è membro della Commissione cultura alla Camera. Mi chiedo se il PD sia d'accordo con la sua proposta, ma soprattutto mi chiedo perchè non giunga una voce, un'opinione, un commento almeno dalla parte politica che siede dalla sua stessa parte del parlamento.

Intanto in questo ruolo condiviso di blogger che sto vestendo mi sento ancora più in dovere di partecipare ai movimenti di indignazione che sono partiti da parte di moltissimi. Tra i tanti ovviamente il più seguito è quello di Beppe Grillo, che ovviamente si è attivato immediatamente e quello di Di Pietro.
Tra i banner di "Che Veleno!" ho pubblicati due link che puntano ad altrettante petizioni online, una delle quali, petitiononline.com, ha superato le 14.000 firme. Cliccateci e firmate, mi raccomando.

Altri links:

Come si uccide (e si dimentica) un italiano

Ieri a Roma, sono state commemorate le vittime di Nassiriya. Durante le cerimonie sono stati ricordati anche gli altri italiani morti in Iraq, fra cui il mercenario Quattrocchi. Alemanno, sottolineando contento la medaglia al valore concessa al mercenario… non faceva nessuna menzione di un altro italiano ucciso dai terroristi: Enzo Baldoni.
Volontario della Croce Rossa e giornalista di “Diario”, Enzo fu sequestrato il 20 agosto 2004, mentre era alla guida di un convoglio della Croce rossa italiana che stava portando aiuti e assistenza sanitaria a Najaf. Nei giorni successivi al suo sequestro, Libero aizzo una violenta campagna di diffamazione nei suoi confronti, caratterizzata da un odio incomprensibile a qualsiasi essere umano.
Feltri in un crescendo d’acredine giorno dopo giorno, lo definì un pirla, la caricatura di un giornalista, amico dei terroristi. Il suo vicedirettore Farina lo etichettò come un esaltato, arrivò ad insinuare che il rapimento fosse una messa in scena: “Gli esperti dell'intelligence atlantica hanno molti dubbi su tutta la vicenda”. “Potrebbe essere una recita”. Anche dopo il video in cui lo costringevano a leggere il comunicato dei terroristi, Enzo viene descritto come uno che “legge davanti alla telecamera il comunicato dei suoi aguzzini, in cui si dà del criminale a Berlusconi, e ne gode, glielo leggi in faccia che gode; e il video non inganna”. La campagna aveva già cominciato a dare i suoi frutti.
Il governo e Fini facevano comunicati sostenendo che stavano cercando di salvarlo ma lui “si trova in Iraq per la sua attività privata di giornalista e quindi assolutamente non collegato al nostro governo”. In pratica: sono cavoli suoi.
Questo non bastò a fermare gli omuncoli dal libero pensiero, sovvenzionati con i soldi dei cittadini: continuarono a insultare Enzo. 
Nella prosa rozza e con i toni spocchiosi che li contraddistinguono, si fomentava gratuitamente l’equazione: sei di sinistra e non ami berlusconi, quindi sei dalla parte dei fanatici integralisti, ami Bin Laden e di sicuro applaudi davanti alla decapitazione degli ostaggi americani. Non vi preoccupate: lo lasceranno andare, visto che è uno di loro. Che differenza di toni, rispetto a quando s’invocava l’intervento per salvare i quattro mercenari italiani, degli "eroi"… e guai a voi se osate dubitare!
Odio, veleno, calunnie, insulti gratuiti, nei confronti di una persona in pericolo di vita (per la sua voglia di aiutare) e impossibilitata a rispondere alle offese.
Enzo fu ucciso 6 giorni dopo il suo sequestro. Con grande dispiacere di Feltri che chissà quante altre prime pagine aveva in mente con la faccia di Enzo.
Il governo non fece nulla per risolvere la situazione: i mandanti di quel mancato intervento sono Feltri e Farina.
La notizia dell’esecuzione di Enzo non bastò a frenare le parole di disprezzo e le menzogne sul suo rapimento. Si arrivo a testimoniare l’esistenza di un video, da cui si sarebbe capito che Enzo veniva ucciso, perché aveva tentato di ribellarsi… proprio ora che il solerte governo l’aveva quasi liberato, che stupido. Il video ovviamente non esiste: era un invenzione. A richiesta, hanno cambiato argomento su cui sputare il loro veleno.
Io non ho conosciuto Enzo Baldoni, se non attraverso quello che ha scritto.  La sua umanità, la sua ironia, la sua dignità… anche in mezzo alla tragedia di una guerra, dove aveva scelto di andare come giornalista per raccontare da dentro e per portare aiuto alla popolazione civile. Non con le veline passate dal Sismi, le serate da Vespa e gli stipendi a 5 zeri, rubati ai cittadini italiani.
Per ricordarlo, mi piace riportare un suo scritto, su come avrebbe voluto fosse il suo funerale:

Ordunque, trascurando il fatto che io sono certamente immortale, se per qualche errore del Creatore prima o poi dovesse succedere anche a me di morire – evento verso cui serbo la più tranquilla e sorridente delle disposizioni – ecco le mie istruzioni per l’uso. La mia bara posata a terra, in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe anche essere la Casa delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L’ora? Tardo pomeriggio, verso l’ora dell’aperitivo. Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere perché magari sono sparito in mare (non è una cattiva morte, ci sono stato vicino: ti prende una gran serenità) in uno dei miei viaggi, andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra. Verrà data comunicazione, naturalmente per posta elettronica, alla lista EnzoB e a tutte le altre mailing list che avrò all’epoca. Si farà anche un annuncio sui miei blog e su qualsiasi altra diavoleria elettronica verrà inventata nei prossimi cent’anni. Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati. Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che assolutamente non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po’ più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato. Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l’orchestra degli Unza, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po’ anche a me. Voglio che si rida – avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte – . E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un’offesa alla morte, bensì un’offerta alla vita. Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata. Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega.

mercoledì 12 novembre 2008

Network, 1976

"...I don't have to tell you things are bad.
Everybody knows things are bad. It's a depression.
Everybody's out of work or scared of losing their job.
The dollar buys a nickel's worth, banks are going bust, shopkeepers keep a gun under the counter.
Punks are running wild in the street and there's nobody anywhere who seems to know what to do, and there's no end to it.
We know the air is unfit to breathe and our food is unfit to eat, and we sit watching our TVs while some local newscaster tells us that today we had fifteen homicides and sixty-three violent crimes, as if that's the way it's supposed to be! We know things are bad - worse than bad, They're crazy!
It's like everything everywhere is going crazy, so we don't go out anymore.
We sit in the house, and slowly the world we are living in is getting smaller, and all we say is, 'Please, at least leave us alone in our living rooms.
Let me have my toaster and my TV and my steel-belted radials and I won't say anything. Just leave us alone!' Well, I'm not gonna leave you alone! I want you to get MAD!
I don't want you to protest. I don't want you to riot - I don't want you to write to your congressman because I wouldn't know what to tell you to write.
I don't know what to do about the depression and the inflation and the Russians and the crime in the street. All I know is that first you've got to get mad!
You've got to say, "I'm a HUMAN BEING, GOD DAMN IT! My LIFE has VALUE!!" So, I want you to get up now. I want all of you to get up out of your chairs.
I want you to get up right now, and go to the window, open it, and stick your head out and yell: "
I'm as mad as hell, and I'm not going to take this anymore!!"
I want you to get up right now, sit up, go to your windows, open them and stick your head out and yell - 'I'm as mad as hell and I'm not going to take this anymore!'

Things have got to change. But first, you've gotta get mad!
...
You've got to say, 'I'm as mad as hell, and I'm not going to take this anymore!'
Then we'll figure out what to do about the depression and the inflation and the oil crisis.
But first get up out of your chairs, open the window, stick your head out, and yell, and say it: I'M AS MAD AS HELL, AND I'M NOT GOING TO TAKE THIS ANYMORE!!!
..."

Ma di che cosa parlate???

I successi dell’attuale governo sono inarrestabili. Quasi tutti dovuti all’azione personale del primo ministro, ovviamente. Come negare di fronte all’evidenza dei risultati? Cosa può inventarsi la sinistra di fronte a cotanta efficienza?
Prima si è riusciti a smantellare il piano di vendita di Alitalia a Air France, impostando la campagna elettorale con una improvvisa (e improvvisata) azione di forza per bloccare gli stranieri…. nonostante il totale silenzio su una vendita annunciata e prospettata da anni (anche con un asta).
Qual’erano le condizioni della truffa orchestrata ai danni del paese dai comunisti? Il regalo della compagnia di bandiera, che entrava a far parte del gruppo Air France – Klm, mantenendo il nome Alitalia, con marchio, logo e tutta la sua storia (quindi senza dover fallire, e dover ripitturare tutto trovandosi un nome nuovo, che fa concorrenza al Club Alpino Italiano). Il “regalo” sarebbe costato ad Air France 1.700 milioni di euro, 3-4% di azioni della nuova mega compagnia da regalare al Ministero del Tesoro Italiano, 700 milioni da investire nell'ammodernamento aerei.
Air France si accollava tutti i debiti dell’Alitalia così com’era e chiedeva un numero totale di esuberi di 2150 persone. A supporto un piano di rilancio, con destinazioni diverse per Malpensa e Fiumicino.
E Padoa Schioppa avrebbe voluto ingannare così impunemente il popolo italiano? Giammai! Via l’invasore!
Nel mentre, il passaggio di consegne ha comportato l’ennesimo prestito ponte di 300 milioni di euro. Soldi cacciati dallo stato italiano, soldi a carico nostro. 300 milioni per… ritardare.
Dopo diversi mesi e numerose smentite da parte dei coinvolti (stavano trattando sui favori da ricevere), la cordata si è finalmente materializzata nei panni di… Ligresti, Gavio, Tronchetti Provera, Benetton (che ha già le autostrade e gli aeroporti)… uno stuolo di pregiudicati e indagati per reati finanziari, insomma. Poi c’è uno che di aerei ne capisce, Carlo Toto, che una compagnia l’ha già, è piena di debiti (mezzo miliardo d’euro) e voleva comprare l’Alitalia già ai tempi dell’asta. La sua linea era: si, lo so che non ho i soldi ne la capacità industriale per risollevare Alitalia, ma sono italiano e la dovete dare a me. La tentazione era forte.
Tant’è che Berlusconi, dopo aver fatto eleggere il nipote di Toto nelle file della PdL, aver racimolato la crema dell’industria italiana indagata nei tribunali italiani e non, ha elaborato un sofisticato stratagemma. Si creano due nuove compagnie, dalla fusione di Alitalia e Air One: a una vanno tutti i debiti, all’altra, quella pulita, vera, vanno tutte le strutture, gli aerei e i benefit.
La compagnia ad essere venduta… è quella pulita dai debiti. L’altra, il cerino, rimane a carico dello stato. Insomma i debiti vengono accollati a... NOI!. A quanto ammontano? Impossibile definirlo ora, visto che aumentano ogni giorno… siamo sicuramente sopra ai 3 miliardi di euro (compresa Air One). 3 Miliardi che ora dovremo pagare noi, per rimborsare tutti i creditori… dov’è l’affare?
Alle isole Caiman e in altri paradisi fiscali hanno commentato: ma davvero si possono fare queste porcate in italia? Loro si che stanno avanti, dovremmo aggiornarci!
E gli esuberi? Quelli previsti sono passati prima a 7.000 e ora supereranno gli 11.000, su un totale di 22.000 dipendenti.
Quando si criticava la vendita ad Air France, si poneva lo spauracchio del fallimento: o così, o si portano i libri i tribunale. Ti dici che almeno così, avranno finito di lucrare e utilizzare l’impresa di stato. Al solito vengono sottovalutati!
Dei 16 furbetti messi insieme per costituire la nuova compagnia, non c’è nessuno che abbia le conoscenze adeguate o esperienza per occuparsi di una impresa di voli. Però costituiscono una fitta trama di conflitti d’interessi intrecciati con banche e governo stesso: miliardi e miliardi di euro che le banche volevano assicurarsi che in qualche modo rientrassero… a spese nostre, ovvio.
Si dice che l’accordo preveda che non possano vendere la compagnia per 5 anni. Nel frattempo lo dicono chiaramente che si sta cercando la compagnia straniera che dovrà prelevare… questa nuova cosa. Senza debiti, senza più sindacati, con pochi lavoratori e senza il marchio Alitalia. Report ha mostrato che da nessuna parte è stato scritto che non venderanno la compagnia per 5 anni come invece promesso.
Però, noi sappiamo perfettamente a chi si deve questa situazione: ai piloti e ai sindacati, ovvio!
I dipendenti della propaganda governativa (a spese nostre… anche loro) sputano ogni giorno contro lo spauracchio di turno. Al solito non importano le contraddizioni, non importa argomentare, né tantomeno motivare: la massa è stata addomesticata a dovere nel mentre, e risponde subito ai richiami del padrone. Lì senti lì pronti a sbraitare al supermercato, alla fermata dell’autobus o al bar, che lanciano insulti contro le maestre, che non fanno nulla e sono strapagate, contro i sindacati, che sono la rovina di questo paese, contro i piloti, che protestano contro i loro stessi interessi… perché… perché sono matti, si sa. Non importa ascoltare, argomentare, loro sanno come funzionano le cose, e poi via a invocare la polizia. Contro gli immigrati, contro gli studenti, contro i piloti.
Mentre il giornalino presenta “sondaggi” dove il 60% degli italiani farebbe manganellare i dipendenti dell’Alitalia, mentre Mediaservi continua le sue azioni d’appoggio allo squadrismo, tutto tace sull’incompetenza di chi governa. Tanto ci sono i suoi cani a difenderlo… continuate ad abbaiare.

« ¡No pasarán! »


Il 12 Novembre 1989 moriva Dolores Ibárruri.


Riportiamo di seguito la sua straordinaria storia politica, oggi, nell'anniversario della sua morte, per ricordare l'impegno fondamentale che le donne possono dare alla democrazia e allo sviluppo della civiltà.



Dolores Ibárruri Gómez detta la Pasionaria (Abanto-Zierbena, 9 dicembre 1895 – Madrid, 12 novembre 1989) fu una donna politica e attivista spagnola, già segretaria generale e poi presidente del PCE (1944-1960), e membro del parlamento spagnolo prima della dittatura franchista (1936) e dopo il ritorno della Spagna alla democrazia (1977-1979).


CENNI BIOGRAFICI

Nata in una famiglia povera di minatori, nella città di Gallarta, nella provincia di Biscaglia, nei Paesi Baschi della Spagna, Dolores fu l'ottava di undici figli. Desiderava dedicarsi all'insegnamento, ma la sua famiglia non poteva permettersi di pagare la sua istruzione. Venne coinvolta nelle lotte sociali fin dalla gioventù. Nel 1916, all'età di vent'anni, sposò Julian Ruiz, un minatore e attivista politico. Ebbe sei figli, ma quattro morirono prima dell'età adulta, in parte a causa dell'estrema povertà.
Dopo la sua partecipazione allo sciopero generale del 1917, Ruiz venne imprigionato, il che esacerbò le ristrettezze finanziarie della famiglia. La Ibárruri studiò gli scritti di Karl Marx e si unì al Partito Comunista (PCE). Scrisse articoli per El Minero Vizcaíno, il quotidiano dei minatori, sotto lo pseudonimo di Pasionaria, il fiore della passione.
Nel 1920, venne eletta nel Comitato Provinciale del Partito Comunista Basco. Si guadagnò il rispetto e la popolarità, e nel 1930 venne eletta nel Comitato Centrale del Partito Comunista Spagnolo.
Con l'avvento della Seconda repubblica nel 1931, si spostò a Madrid, dove divenne editore del quotidiano di sinistra, Mundo Obrero (Mondo Operaio). Lavorò per il miglioramento della condizione femminile. In seguito venne promossa all'Ufficio politico del Comitato Centrale del Partito. A causa delle sue attività, venne arrestata e imprigionata diverse volte. La sua abilità oratoria la rese una dei principali rappresentanti del PCE. Fu una delegata dell'Internazionale Comunista (Comintern) a Mosca nel 1933.
Venne eletta alle Cortes (Parlamento) nel 1936, e fece una campagna per il miglioramento delle condizioni lavorative, abitative e sanitarie. Con lo scoppio della Guerra Civile Spagnola, innalzò la sua voce in difesa della Repubblica con il famoso slogan ¡No pasarán! ("Non passeranno"). I suoi discorsi conquistarono gran parte della popolazione, specialmente le donne, alla causa antifascista (contro il nascente franchismo di Francisco Franco). Prese parte a diversi comitati, con personaggi del calibro di Palmiro Togliatti, per ottenere aiuto per la causa Repubblicana. Cionondimeno, dopo tre sanguinosi anni, nel 1939, con la caduta di Madrid in mano ai franchisti, le forze fasciste prevalsero. La Ibárruri andò in esilio nell'Unione Sovietica, dove continuò la sua attività politica. Il suo unico figlio, Rubén, si unì all'Armata Rossa, e morì nella Battaglia di Stalingrado nel 1942.
Nel maggio 1944 divenne Segretario Generale del PCE, una posizione che mantenne fino al 1960, quando prese il titolo di Presidente del PCE, che mantenne fino alla sua morte. Agli inizi degli anni '60 le venne concessa la cittadinanza sovietica. Il suo lavoro politico venne riconosciuto durante quegli anni e ricevette una laurea honoris causa dall'Università di Mosca. In aggiunta ricevette il Premio Lenin per la pace (1964) e l'Ordine di Lenin (1965). La sua autobiografia, No Pasarán, venne pubblicata nel 1966.
Dopo la morte di Francisco Franco, nel 1975, ritornò nella sua terra natia. Venne eletta come deputato della Cortes nel giugno 1977, nelle prime elezioni libere dopo la restaurazione della democrazia.
Dolores Ibárruri morì di polmonite a Madrid, all'età di 93 anni.

martedì 11 novembre 2008

Carfagna, criticare con civiltà!!!

Ringraziamo il neodirettore dell'Unità Concita De Gregorio per l'articolo di ieri di Francesco Piccolo ( delle volte il nome significa essere dei predestinati) per il suo articolo di ieri.
Debutta con un:
"Dico subito che, a giudicare dal suo operato, il Ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna è un pessimo ministro. Però è giunto il momento di eliminare ogni ambiguità e diventare suoi strenui difensori"

Mi son detto...figo un articolo ironico sull'argomento...leggiamo va!

A pagina 3 "Il Piccolo", e precisamente alla quarta riga, denuncia di essere un difensore strenuo di Mara Carfagna. Ora le Tesi:

"In una democrazia una donna che ha posato nuda per calendari o che ha vere o presunte relazioni con uomini potenti, può diventare ministro. Chi sostiene il contrario manca di rispetto alla libertà di un essere umano (e della donna in particolare, che ha lottato con più fatica per giungere a tale libertà)"

Inizio a non cogliere più l'ironia..."Il Piccolo" sembra parlare sul serio!

Ora... A parte il fatto che Mara Carfagna non può fare il ministro non perchè ha fatto i calendari (anche se sarebbe solo quello un motivo valido per non essere lo zimbello d'Europa), ma perchè non ha la preparazione per fare il ministro. "Il Piccolo" si scandalizza e tira in ballo la libertà, che la donna ha lottato per avere.

Movimenti femministi! Avete lottato per Mara Carfagna!!! Non per un'altra donna con maggiori capacità e meriti che dovrebbe essere al suo posto!!! Ma proprio per lei! VERGOGNA!!!

Ma proseguiamo nella lettura...

"Una persona di sinistra dovrebbe essere un difensore di questo proncipio, non dovrebbe attaccarlo; dovrebbe farsi carico delle regole fondamentali della democrazia in questo paese, proprio perchè dall'altra parte questi principi vengono calpestati. E giudicare un ministro a prescindere dalla sua storia personale."

Quindi "Il Piccolo" ci mostra la strada per essere un bravo uomo di sinistra e per giudicare le persone al di fuori della vita personale che conducono. Quindi se Mara Carfagna è il Ministro delle Pari Opportunità perchè ha intrattenuto relazioni amorevoli profique sia per lei che per il Premier e per questo ne sia diventata Ministro del Governo della Repubblica Italiana a noi deve andare bene. Altrimenti saremmo di destra. E deve andar bene che faccia il MINISTRO DELLE PARI OPPORTUNITA'!!! Al prossimo Premier consigliamo di fare delle regole ferree... Che verifichi effettivamente con un giudizio equo il rapporto orale. Dando a tutte le candidate pari opportunità.A quel punto non ci sarebbe niente da rididre...

Ma continuiamo...

"Ho l'impressione che nel caso della Carfagna si faccia eccezione per due motivi: perchè è una donna e perchè è di destra. E' grave che un uomo sostenga che chi ha fatto calendari non può diventare ministro. Ma se lo sostiene una donna, è gravissimo."

E perchè è grave? ma come non eri il paladino difensore delle donne? Ora una donna non può criticare la Carfagna? Ma invece di tirare fuori questi due motivi (donna e di destra) non sarà il fatto che pensiamo tutti che la Carfagna li ci possa essere finita per altri meriti? E siamo noi a sbagliare se pensiamo questo?

Ora il gran finale...

" Penso che dieci anni fa, venti anni fa, nessuna donna avrebbe parlato della vita privata della Carfagna con questa violenza. Perchè adesso si può? Negli ultimi tempi, molti esseri umani di sinistra si sentono legittimati al disprezzo verso la parte avversa, e si crogiolano con battutacce complici. L'avvento di berlusconi ci ha fatto diventare peggiori; forse, tra le varie colpe che ha, questa è la maggiore."

Venti anni fa nessuno avrebbe parlato della Carfagna. Venti anni fa nessuna "Carfagna" sarebbe mai potuta diventare ministro. Erano ladri, ma erano ministri. Berlusconi ha reso peggiori voi, mio caro "Il Piccolo" che avevate una storia alle spalle di grande moralità politica e una grande storia ed ora siete entrati nel libro paga del grande Premier e con cui volete dialogare e di cui ora difendete i vizi privati che influenzano la vita pubblica. Dialogateci voi, noi esseri umani di sinistra (non si poteva usare dispregiativo peggiore) saremo qui, a fare quello che non fate voi.

OPPOSIZIONE

Omaggio di Saviano alla Makeba - rappresentava la voce della libertà

Cosa è il blues?, si chiede lo scrittore afroamericano Ralph Ellison. Il blues è quello che i neri hanno al posto della libertà. Dopo aver saputo della morte di Miriam Makeba, mi è subito venuta in mente questa frase. Mama Africa è stata ciò che per molti anni i sudafricani hanno avuto al posto della libertà: è stata la loro voce. Nel 1963 ha portato la propria testimonianza al comitato contro l'apartheid delle Nazioni Unite. Come risposta il governo sudafricano ha messo al bando i suoi dischi e ha condannato Miriam all'esilio. Trent'anni d'esilio. Da quel momento la sua biografia si è fatta testimonianza di impegno politico e sociale, una vita itinerante, come la sua musica vietata. Nelle perquisizioni ai militanti del partito di Nelson Mandela vengono sequestrati i suoi dischi, considerati "prova" della loro attività sovversiva. Bastava possedere la sua voce per essere fermati dalla polizia bianca sudafricana. Ma la potenza delle sue note le conferisce cittadinanza universale fa divenire il sudafrica terra di tutti. E soprattutto l'inferno dell'apartheid un inferno che riguarda tutti. Negli anni Sessanta, approdata negli Stati Uniti, Miriam Makeba si innamora di Stokley Carmichael, leader delle Pantere Nere e i discografici in America le cancellano i contratti, perché Mama Africa non combatte con i mezzi della militanza politica ma con la voce. E questo fa paura. Lei arriva alla gente attraverso la sua musica, attraverso successi mondiali come Pata Pata che tutti ballano, che piacciono a tutti, con una forza dirompente e vitale che il governo dell'apartheid come i razzisti di tutto il mondo non sanno come arginare o combattere.
Così, a 76 anni, è venuta a cantare persino in un posto che sembra dimenticato da dio, dove persone solerti hanno organizzato un concerto per portare un po' di dignità a una terra in ginocchio. E l'altra sera mi hanno chiamato di notte. Checco che aveva seguito l'organizzazione del concerto, mi ha detto che Miriam Makeba non si sentiva bene, "ma la signora vuole cantare lo stesso, vuole il tuo libro nell'edizione americana nel camerino, Robbè, è tosta!". Quando mi avevano detto che Miriam Makeba aveva accettato di cantare a Castel Volturno nel concerto in mia vicinanza che chiudeva gli "Stati generali della scuola del Sud", al primo momento stentavo a crederci. Invece lei che per anni aveva lottato e aveva viaggiato cantando per tutta l'Africa e il resto del mondo, voleva venire anche in questo angolo sperduto dove quasi due mesi prima c'era stata una strage di sette africani. Ché per lei erano africani, non ghanesi, ivoriani o del Togo. In questa idea panafricana che fu di Lumumba e che mai come oggi sembra per sempre purtroppo sepolta. Mama Africa si è esibita a pochi metri da dove hanno ammazzato l'imprenditore Domenico Novello, un morto innocente, nativo di queste terre, che invece è morto solo, senza partecipazione collettiva, rivolta, fratellanza. La morte di Miriam Makeba, venuta a portarmi la sua solidarietà e testimoniarla alla comunità africana ed italiana che resiste al potere dei clan, è stato per me un enorme dolore. Enorme come lo stupore con cui ho accolto la dimostrazione di passione e forza di una terra lontana come quella sudafricana che già nei mesi passati mi aveva espresso la sua vicinanza attraverso l'arcivescovo Desmond Tutu. Invece, grazie alla loro storia, persone come Tutu o come Miriam Makeba sanno meglio di altri che è attraverso gli sguardi del mondo che è possibile risolvere le contraddizioni, attraverso l'attenzione e l'adesione, il sentirsi chiamati in causa anche per accadimenti molto lontani. E non con l'isolamento, con la noncuranza, con l'ignoranza reciproca. Il Sudafrica vive una pressione dei cartelli criminali enorme, ma i suoi intellettuali e artisti continuano ad essere attenti, vitali e combattivi. Desmond Tutu stesso definì il Sudafrica "rainbow nation", nazione arcobaleno, lanciando il sogno di una terra molto più varia e ricca e colorata di un semplice ribaltamento di potere fra il bianco e il nero. Miriam Makeba era e rimane la voce di quel sogno. Se c'è un conforto nella sua tragedia si può dire che non è morta lontano. Ma è morta vicina, vicina alla sua gente, tra gli africani della diaspora arrivati qui a migliaia e che hanno reso propri questi luoghi, lavorandoci, vivendoci, dormendo insieme, sopravvivendo nelle case abbandonate nel Villaggio Coppola, costruendoci dentro una loro realtà che viene chiamata Soweto d'Italia. È morta mentre cercava di abbattere un'altra township col mero suono potente della sua voce. Miriam Makeba è morta in Africa. Non l'Africa geografica ma quella trasportata qui dalla sua gente, che si è mescolata a questa terra a cui pochi mesi fa ha insegnato la rabbia della dignità. E, spero pure, la rabbia della fratellanza.

(Copyright 2008 by Roberto Saviano Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency)


giovedì 6 novembre 2008

Amettiamolo: è successo a tutti

Finiti i bagordi per la nottata delle elezioni americane, ci siamo svegliati ieri mattina pensando che il mondo fosse un po' migliorato. Abbiamo trascorso una giornata lontano da TV e giornali, ebri per una volta di belle notizie. Abbiamo trascorso una giornata lontano dal blog, lasciando nel calamaio l'inchiostro digitale.

Poi con l'arrivo della sera la pace ha cominciato a incrinarsi, a mostrare i primi cedimenti sotto il presentimento, un'idea acerba, un brusio, un prurito, un fastidio, un crescente dubbio che c'era qualcosa che non tornava. Ma erano ancora momenti sereni. Ancora era facile grattarsi e far finta di niente.

Intanto però (nella sera per qualcuno, nella mattina di oggi per qualcun'altro) ricominciava l'avvicinarsiai giornali, perchè cazzo, per una volta me li gusto; proverò piacere a leggere o sentire il discorso di Obama (per dirla alla Homer M-I-T-I-C-O); mi gusterò la signorile accettazione della sconfitta di Mc Cain. Potrei leggere pure "il Giornale " e ridire: chissà cosa potranno inventarsi oggi. Era dalle regionali del 2005 che non mi gustavo un'elezione.
E via a leggere, scaricare, ascotlare, guardare. E ci si prende gusto.

Non so come è capitato a voi, ma a me il dramma è stato servito sotto forma di rotellina del mouse, che rotola qualche riga di troppo più in giù e rileva un titolo, neanche fra i principali:
"Gasparri: Adesso Al Qaeda adesso è più contenta".

E allora la vocina si comincia a mostrare, l'idea matura e prende la forma di una domanda: "Ma, adesso gli americani c'hanno Obama, io come faccio a tenemme questi??"
Io come faccio a parlare con un americano e a rispondere alla domanda "Why Berlusconi??".
Fino a ieri era facile "Better than Bush" ed era risolta. Ma oggi??

I più forti avranno retto al massimo fino a stasera, non biasimo i più deboli che non hanno retto così a lungo(ed io sono fra quelli). La sera siamo capitolati tutti: Berlusconi "Obama è giovane, bello e abbronzato". O mio dio!!!! Come lo spiego questo??

"Guardi mr. Obama che sotto la plastica il gionvicello è un allegro pensionato che ha festeggiato i 72 da poco. La sera ultimamente và a teatro, allo stadio, passeggia per la città, viaggia molto e dorme poco. E sarà stato un momento di scarsa lucidità, un appannamento. Non voleva esprimersi in quel modo.
Pensi che una volta a dato del nazista ad un socialista tedesco per lo stesso motivo".

Solo dopo questo capisci che quella sensazione era lo sconforto di sapere che per i prossimi 5 anni noi c'abbiamo l'imprenditore di Arcore. Che se questa è la premessa, figuriamoci quale rapporto idilliaco potremo avere con il nuovo inquilino della casa bianca.
Che noi rimarremo indietro non solo nell'economia, nell'innovazione, nel pensiero e nella democrazia. Rimarremo fuori dalla nascita di una nuova visione del mondo, dalla dissoluzione della strategia del terrore, delle guerre per ricchi signori dell'oro nero.

Fanculo agli americani!!!

L'unica cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura

Obama ha vinto. Il mondo non è cambiato. Quella che è cambiata è la… possibilità di cambiarlo. L’onda del riflusso ideologico partita negli anni ‘80, forte delle teorie neoliberiste dominanti, è finalmente arrivata al capolinea. Forse.
Anche se la fine dell’era Bush, dovesse coincidere con l’abiura delle dottrine preventive, dell’unilateralismo, delle manipolazioni ideologiche a proprio interesse, molto di quell’armamentario dottrinale si è installato nella (in)cultura odierna e continua a muovere il pensiero occidentale. Muovere è un termine che confonde… direi sedare il pensiero.
I seguaci della propaganda della paura continueranno a imperversare, soprattutto qui in Italia dove sono al governo. Ieri Gasparri, ci ha illuminato con la sua attenta analisi politica sulle conseguenze della vittoria di Obama (Al-Qaeda sta festeggiando). Oggi la stampa di regime, e il Corsera (il fiancheggiatore ufficiale) cercano disperatamente d’insinuare che il nuovo presidente avrebbe fatto quello ha fatto Bush, dopo l’11 settembre: combattere con fermezza il terrorismo.
Quindi… in questi anni… noi abbiamo visto una dura e ferma lotta al terrorismo. La guerra in Afghanistan, persino quella in Iraq, erano guerre ad Al-Qaeda.
Le limitazioni alla libertà personale, la dittatura del “reggente”, il controllo sempre più stretto delle forme di dissenso… erano tutte in funzione della guerra ad Al-Qaeda.
Allora non basta mandar via Bush, ma bisogna eliminare le loro bugie, che ora avranno più difficoltà ad alimentare.
Inutile girarci intorno: l’occidente non è mai stato così sicuro come oggi. I dati parlano chiaro: il numero di attentati terroristici in Europa, è infinitamente inferiore agli anni ’70 e ’80. Stesso dicasi per le attività criminali in genere, nonostante l’emergenza segnalata dai media prima di ogni elezione.
La politica del terrore, serve in primo luogo a costruire consenso ed alimentare flussi d’economia illegale. Anche e soprattutto nei paesi arabi: il terrorismo fa paura più nei paesi dove nasce. E fa decisamente molti morti in più.
Mentre continuano a mostrare i terroristi come rozzi contadini fondamentalisti, sorvolano tranquillamente sulle capacità d’analisi economica di Bin Laden e delle strutture collegate. Non fanno riferimento alle mirate azioni di compra vendita fatte dalle finanziarie legate ad Al-Qaeda prima e dopo l’11 settembre.
Mentre la lotta al terrorismo, si trasformava in due guerre a paesi medio orientali, non è stato fatto nulla per colpire i capitali e le strutture attraverso cui si finanziano attività illecite. Soldati e bombe si, lotta alle zone di fiscalizzazione leggera e prive di controlli no.
Ora bisognerà smontare la retorica dietro a cui hanno continuato a speculare in questi anni, e che è stato il maggior sostegno all’economia del terrorismo. Ora basta con l'ipocrisia del "con noi o contro di noi".

Spot campagna elettorale di Lyndon Johnson nel 64

martedì 4 novembre 2008

Aspettando Aspettando

Seguo queste elezioni, con una passione che non mi ricordavo. Sarà perchè la bocca amara me la sono fatta tante volte (per la serie arifamose co l'aglietto) e sta volta tutti i segnali sembrano essere positivi (scongiuri , controscongiuri, dita incrociate e sonore grattate): il grande nero, Obama bumaye, sta andando a vincere e a diventare il nuovo presidente degli stati uniti.

Vorrei avere la capacità di simulare del Massi.
Sarà una lunga notte.

La scelta unica


Noi italiani siamo piuttosto abituati (o costretti) a confrontarci con problemi la cui soluzione è unica. Non c'entra il buon senso, non c'entrano limitazioni dovute alla natura dei problemi o delle situazioni. Per non turbarci, l'attuale governo ci rende la vita molto semplice proponendoci problemi complessi in pratica già risolti scegliendo l'unica soluzione possibile.

L'antifona si poteva capire già dal porcellum: non perderti nella scelta del candidato, ma scegli solo la lista (che se poi è composta da due schieramenti praticamente identici nei programmi e negli attegiamenti, diventa scelta unica). La sua riproposizione peggiorata per le prossime elezioni europee ne è il naturale proseguo.

Ma anche nella gestione della cosa pubblica il libero arbitrio sta diventando un fronzolo di cui disfarsi. Alitalia è un ritornello di appelli al buon senso perchè CAI è l'unica alternativa al fallimento (è giu botte ai sindacati che non capiscono), la scuola può essere salvata solo con la Gelmini (è giu botte, in questo caso letteralmente parlando, agli studenti che non accettano), la monnezza si smaltisce solo bruciandola (è giu botte, anche in questo caso fisiche, ai manifestanti), etc etc etc.

Lo schema è da imbecilli (sia per chi lo applica, sia per chi lo accetta), però per una volta lo voglio prendere in prestito e regalarlo agli "amici" americani (il fine giustifica i mezzi, potrei aggiungere).
Oggi il vostro voto non è una scelta: è vero avete due caselline con scritto Bararck e Mc Cain, ma, sinceramente, volete proprio rimettervi in mano ad uno che per assomigliare a Bush si è dovuto prendere la Palin, altrimenti non avrebbe raggiunto il livello minimo di gaffes (per non dire di peggio) richiesta ad un presidente di parte Repubblicana.
Veramente volete continuare a farvi odiare da tutto il mondo seguendo una politica di conquista e gestione del terrore che vi porterà allo sfascio??

Allora allenatevi con la mente: con un po' di concentrazione potrete far scomparire la casella "Mc Cain" e mettere a tacere pericolosissime deviazioni.

PS: Pensate soprattutto che non dovrete vedere più le scenette di Berluska cagnolino alla corte del "grande" Bush. Noi italiani non saremo così fortunati.

E dopo Corrado, Sabina e Caterina... arriva Paolo!

Come diceva Aldo (..con Giovanni e Giacomo)? "non ci posso creeeedere!"
è quello che ho esclamato ieri notte dopo aver letto le dichiarazioni pubbliche del canuto e barbuto senatore del PDL, Paolo Guzzanti, conosciuto soprattutto per il legame di sangue con Corrado, Sabina e Caterina, figli ribelli con una carriera artistica che ha fatto da sempre satira su tutti gli amici di papà.
Proprio Sabina, a luglio, aveva dato contro all'attuale ministro delle pari opportunità davanti ad una gremita piazza navona (io c'ero ndr), con riferimenti ad intercettazioni telefoniche (perchè non vengono ancora pubblicate se ci sono? ndr) in cui la giovanissima e conturbante ministra spiegava ad un'amica, come posso dirlo.. ehm..mmm... spiegava come maneggiare e deliziare un pisello, ma non un pisello qualsiasi ma IL PISELLO (maiuscolo) del presidente del consiglio; un pisello con scritto sopra "handle with care", un pisello stanco e provato dopo anni di lavoro, un pisello che mi fa pensare alla lampada di aladino, tu strofini e dopo hai tre desideri da esaudire.
Polemiche, denuncie, querele, insomma non è successo niente di rilevante da quel giorno, finchè, un giorno di novembre, papà Paolo deicide di pubblicare un post nel suo blog del quale riporto brevi citazioni:
"calendarista alle pari opportunità"
"esistono proporzionati motivi per temere che la signorina in questione occupi il posto per motivi che esulano dalla valutazione delle sue capacità di servitore dello Stato, sia pure apprendista. La sua intelligenza politica è nulla"
"Resta aperta una questione irrisolta: quali meriti straordinari hanno condotto questo giovane cittadino della Repubblica ad una carriera così fulminea? Mi chiedo come questa persona abbia ottenuto il posto"
"Per quel che ne so, dai testi oculari, più di una. Per questo lo scandalo sarebbe devastante, costituzionalmente e istituzionalmente devastante. Più di scambio, tratterebbesi di compenso. Come scrisse Cossiga: 'ai miei tempi si offriva un filo di perle o un appartamento'"
e sul finale il tripudio:
"C'entra il senso dello Stato, il primato delle regole, la limpidezza della democrazia. Abbasso la mignottocrazia, viva la Repubblica" (solenne come il discorso del Presidente degli Stati Uniti in Independence day).

Sarà il solito siparietto, il solito gossip, quindi da stamattina, da domani, i personaggi in questione resteranno dove sono, a scaldare quella sedia ottenuta con sacrifici, continueranno a fare le nostre leggi, continueremo a votarli ed a stringergli la mano, una volta incontrati per strada.

E' questo il veleno verso il mio paese, verso il mio popolo: si scoprono zozzerie e magagne, soprusi, clientelismo, favori però non si fa niente per cambiare, per mandare a casa questi pupazzi.

Il sovrano popolo italiano ha quello che merita, ha, ai piani alti, lo specchio incravattato dei piani bassi.

lunedì 3 novembre 2008

Il giorno della svolta

Domani sera OBAMA vincerà l’elezioni per diventare il prossimo Presidente degli stati uniti d’america.
Abituati ad alternare scetticismo e pessimismo, a causa delle vicende politiche dell’ultimo decennio, si tende a sottovalutare (o a negare) l’importanza di quest’evento. Apocalittici a parte, che non riescono a credere che questo stia accadendo realmente, la maggioranza rimane perplessa: se anche fosse? Tanto alla fine, democratici e repubblicani sono uguali e chiunque detenga il potere, gli stati uniti rimangono dei guerrafondai.
Il potere ha sempre un aspetto tetro, cantava Guccini. Ma la forma che assume non è sempre uguale, e questo fa la differenza. Se a diventare presidente è un ex petroliere, fondamentalista religioso che si circonda di lobbisti e intrallazzatori spregiudicati, beh… la storia ci ha mostrato che le cose tendono a prendere una certa piega. Le parole e i gesti di quella amministrazione influenzano l’agenda politica internazionale e diventano punto di riferimento per tutto l’occidente. Ma le conseguenze sanno essere devastanti: può addirittura cambiare il modo di vedere e interpretare il mondo, oltre che di viverlo. Pensate solo all’affossamento del diritto internazionale e dello stesso “habeas corpus” con Guantanamo, mentre l’economia del terrore si sviluppava e si diffondeva in ogni settore.
A diventare presidente adesso è una persona di colore.
Volente o no, alle sue spalle ci sono milioni di persone prima schiave, poi oppresse, segregate o perseguitate, e mai pienamente integrate. Magari lui cerca anche di evitare questa immagine, ma questa è ben presente nei suoi elettori, negli occhi di chi lo guarda e si aspetta che lui porti il riscatto, la solidarietà, il welfare, l’etica e la responsabilità sociale nell’economia, la fine di politiche dettate dagli interessi di lobbies petrolifere, di nuovo la speranza. Se vorrà essere rieletto, non potrà deludere queste aspettative. Il programma politico di Obama ha alcune proposte semplicemente… progressiste. C’eravamo dimenticati che ancora si potesse pensare e usare questo termine.

Il mercato incontrastato ha dominato i giornali e le televisioni di questa decada malefica. Tutto in funzione del profitto e dell’efficienza, da quando a fine anni ’90 furono relegate al WTO competenze che superavano a livello normativo le decisioni nazionali.
A contrastare il WTO, ma soprattutto le politiche che rappresentava, si sviluppo in quegli anni un movimento che mise in moto tantissime energie riuscendo a far dialogare attori molto diversi, consapevoli dei rischi di uno sviluppo che metteva l’interesse economico sopra qualsiasi altro aspetto. Quel movimento fu contrastato duramente, sin dall’inizio e messo definitivamente a tacere a forze di violenze e torture in quei maledetti giorni di Genova. Da allora, pochi mesi prima dell’11 settembre, si è diffusa la paura portando divisioni fra chi si opponeva e le grida di chi nascondeva tutto dietro la guerra al terrorismo e allo sviluppo economico, hanno coperto qualsiasi voce critica.
In questi anni ci sono state numerose prove del fallimento di quelle politiche fino all’esplosione, quasi catartica, della bolla speculativa sui mercati finanziari internazionali di poche settimane fa con l’improvvisa urgenza di ridefinire le regole del mercato.

In tutto questo è arrivato Obama, inaspettato, una variante imprevedibile e per questo anche più sorprendente. All’improvviso, giornalisti e politici, che osannavano il mercato, si ritrovano a parlare di etica, ammettendo che un’epoca è finita. All’improvviso non è più eresia parlare di stato sociale. All’improvviso si può progettare uno sviluppo economico differente. All’improvviso un nero sta diventando Presidente degli stati uniti d’america.
Domani avrà delle conseguenze importanti, per fortuna, sulla nostra vita e sulla maniera di vedere il mondo. Per questo dovremo festeggiare l’arrivo di Obama come l’inizio di una nuovo periodo, come fine di questi anni barbarici, finalmente senza scetticismo e perplessità.

Grazie (ar ca..) Ragazzi!

Dopo essersi impossessata di un grido da stadio che gli italiani non sono più liberi di urlare allo stadio, la destra decide di fare suo quello che era un altro slogan calcistico o comunque sportivo "Grazie Ragazzi" con uno spot a mio avviso inutile patetico e fuorviante.
Si festeggiano i 90 anni delle Forze Armate e DELL'UNITA NAZIONALE (1918 - 2008).

Beh, gia il titolo è ingannevole a mio avviso, perchè i primi "50" anni del '900 in Italia non mi sono sembrati proprio sotto il segno dell'UNITA': due guerre, il periodo fascista, insomma, a me di stappare lo spumante non mi viene proprio voglia.

Lo spot è patetico al livello di quello della fiat 500, quello in cui, per farci sentire I T T T TA L I A N I hanno messo il Papa, Falcone, Borsellino per pubblicizzare una macchina.

Un ridente paesino dall'aria tutta toscana o umbra, abitato da soli anziani o giovani con la faccia poco intelligente viene improvvisametne invaso una mattina (mentre tutti stanno in giro e nessuno lavora MAH) da un plotone misto di esercito carabinieri polizia finanza cacciatorpedinieri sommozzatori, insomma, una piccola parata del 2 giugno de noantri.

Ora penso, oh cavolo, se mi succedesse a me me la darei a gambe levate... e invece no, il paese di soli vecchi comincia a battere le
mani, soddisfatto, VOLANO SORRISI E PACCHE che neanche fosse la finale dei mondiali.
Il plotone sparisce all'orizzone e qui appare il BANDIERONE (GRAZIE RAGAZZI).
Questa si chiama PROPAGANDA, noto strumento per il lavaggio del cervello della gente.
Mi chiedo: avevamo bisogno di questo spot? Il BANDIERONE ci emoziona ancora tanto? Dobbiamo veramente dire GRAZIE RAGAZZI alle Forze dell'Ordine?

Ma con che faccia di legno questo governo fa lo spot sui militari?
Ma con che faccia di legno questo governo fa lo spot sui militari?
Ma con che faccia di legno questo governo fa lo spot sui militari?

Meno di una settimana fa i fascisti prendevano a cinghiate ADOLESCENTI INDIFESI e la polizia GUARDAVA.
Poco fa sono arrivate le condanne per i fatti di Genova dove innaggiando al duce forze dell'ordine hanno TORTURATO ragazzi e ragazze per 2 giorni nel carcere.

Investiamo ingenti somme di denaro per attrezzature da guerra e poi facciamo gli spavaldi il 2 giugno alla parata dei soldatini.
Collaboriamo con le invasioni barbariche nei confronti del medio oriente.
Usiamo i poliziotti come carne da macello allo stadio o per fare i portaborse ai politici.
Se proprio dobbiamo convivere con tutto questo almeno un po di decenza:
PURE LO SPOT IN TV DOVEVAMO FARE?!
Il 2 giugno invece di fare i coatti con i carri armati ai foro imperiali investiamo quei soldi in cose UTILI.
Invece di fare lo spot per i militari FACCIAMO UNO SPOT CON I PRECARI, I DISOCCUPATI, I METALMECCANICI e tutte quelle categorie che non arrivano a fine mese.
QUELLI SONO GLI ITALIANI CHE MANDANO AVANTI LA BARACCA.
Per gli altri:
GRAZIE (AR C...) RAGAZZI!
E non è uno sfogo cieco contro le forze dell'ordine. E' che non vorrei sentirmi osservato ma protetto, è che non vorrei essere trattato con sospetto quando io do rispetto. E' che dovrebbero tutti rendersi conto che chi "comanda" ci vuole usare.

venerdì 31 ottobre 2008

Quando la realtà supera la fantasia

Fino a ieri, se avessi sentito parlare di un programma televisivo che parla di storia Italiana, condotto da Licio Gelli con ospiti Giulio Andreotti, Marcello Dell'Utri e Marcello Veneziani avrei probabilmente pensato ad una freddura da satira politica. Al massimo ci avrei visto la traccia per una sceneggiatura di un film fanta-politico, forse...
Ma oggi sono costretto, violentato a dover leggere di tutto questo come
fatto di attualità.

Andrà in onda su Odeon TV un programma, Venerabile Italia, - anche il titolo è il linea col gusto grottesco dell'intera faccenda - che sarà composto da quanto detto sopra. Per essere più precisi il programma sarà composto da 8 puntate che tratteranno la storia Italiana con Gelli voce narrante delle vicende raccontate e ospiti in studio con Lucia Leonessi, autrice e conduttrice del programma.

Non mi soffermo a commentare quanto tutto questo mi faccia male, lo trovi rivoltante, disgustoso...ho finito da tempo gli aggettivi per poter descrivere lo schifo che provo. Vedremo però quali saranno le reazioni. Per adesso la Repubblica e l'unità hanno aspramente criticato (e ci mancherebbe): "il PD insorge" titola la Repubblica, e pare che si chieda un intervento di critica da parte di Berlusconi che ancora tace in proposito.
Mi chiedo se in occasioni come questa se non altro, come minimo, senta almeno un lieve imbarazzo a dover presentare quella faccia che tanto piace all'italiano medio, il cavalier Berlusconi...

Mentre sull'articolo di Rebubblica si possono leggere le risposte di Gelli alla conferenza stampa di presentazione del programma, mi piace ricordare con un mini documentario da 10 minuti chi è Licio Gelli ed alcune sue connivenze con influenti personaggi di ieri e di oggi:



Trovo rifugio, per curarmi un pò dal veleno iniettato da tante deprimenti notizie, in un video che mi è capitato di vedere stasera, postato su facebook da una mia amica. E' il discorso finale del "Grande dittatore", di Charlie Chaplin. Il discorso è fisiologicamente attuale in ogni tempo, ma visto qui, oggi, respirando questo clima...non sò, mi è sembrato maledettamente azzeccato anche il momento di proporlo, quello in cui gli animi si riaccendono e si ritrova la forza e il senso vero delle cose. Ma mi fermo, lascio il filmato con l'augurio che possa darvi quella stessa emozione che ha dato a me rivederlo.



"Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno.
I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo, allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza, combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere."