lunedì 3 novembre 2008

Il giorno della svolta

Domani sera OBAMA vincerà l’elezioni per diventare il prossimo Presidente degli stati uniti d’america.
Abituati ad alternare scetticismo e pessimismo, a causa delle vicende politiche dell’ultimo decennio, si tende a sottovalutare (o a negare) l’importanza di quest’evento. Apocalittici a parte, che non riescono a credere che questo stia accadendo realmente, la maggioranza rimane perplessa: se anche fosse? Tanto alla fine, democratici e repubblicani sono uguali e chiunque detenga il potere, gli stati uniti rimangono dei guerrafondai.
Il potere ha sempre un aspetto tetro, cantava Guccini. Ma la forma che assume non è sempre uguale, e questo fa la differenza. Se a diventare presidente è un ex petroliere, fondamentalista religioso che si circonda di lobbisti e intrallazzatori spregiudicati, beh… la storia ci ha mostrato che le cose tendono a prendere una certa piega. Le parole e i gesti di quella amministrazione influenzano l’agenda politica internazionale e diventano punto di riferimento per tutto l’occidente. Ma le conseguenze sanno essere devastanti: può addirittura cambiare il modo di vedere e interpretare il mondo, oltre che di viverlo. Pensate solo all’affossamento del diritto internazionale e dello stesso “habeas corpus” con Guantanamo, mentre l’economia del terrore si sviluppava e si diffondeva in ogni settore.
A diventare presidente adesso è una persona di colore.
Volente o no, alle sue spalle ci sono milioni di persone prima schiave, poi oppresse, segregate o perseguitate, e mai pienamente integrate. Magari lui cerca anche di evitare questa immagine, ma questa è ben presente nei suoi elettori, negli occhi di chi lo guarda e si aspetta che lui porti il riscatto, la solidarietà, il welfare, l’etica e la responsabilità sociale nell’economia, la fine di politiche dettate dagli interessi di lobbies petrolifere, di nuovo la speranza. Se vorrà essere rieletto, non potrà deludere queste aspettative. Il programma politico di Obama ha alcune proposte semplicemente… progressiste. C’eravamo dimenticati che ancora si potesse pensare e usare questo termine.

Il mercato incontrastato ha dominato i giornali e le televisioni di questa decada malefica. Tutto in funzione del profitto e dell’efficienza, da quando a fine anni ’90 furono relegate al WTO competenze che superavano a livello normativo le decisioni nazionali.
A contrastare il WTO, ma soprattutto le politiche che rappresentava, si sviluppo in quegli anni un movimento che mise in moto tantissime energie riuscendo a far dialogare attori molto diversi, consapevoli dei rischi di uno sviluppo che metteva l’interesse economico sopra qualsiasi altro aspetto. Quel movimento fu contrastato duramente, sin dall’inizio e messo definitivamente a tacere a forze di violenze e torture in quei maledetti giorni di Genova. Da allora, pochi mesi prima dell’11 settembre, si è diffusa la paura portando divisioni fra chi si opponeva e le grida di chi nascondeva tutto dietro la guerra al terrorismo e allo sviluppo economico, hanno coperto qualsiasi voce critica.
In questi anni ci sono state numerose prove del fallimento di quelle politiche fino all’esplosione, quasi catartica, della bolla speculativa sui mercati finanziari internazionali di poche settimane fa con l’improvvisa urgenza di ridefinire le regole del mercato.

In tutto questo è arrivato Obama, inaspettato, una variante imprevedibile e per questo anche più sorprendente. All’improvviso, giornalisti e politici, che osannavano il mercato, si ritrovano a parlare di etica, ammettendo che un’epoca è finita. All’improvviso non è più eresia parlare di stato sociale. All’improvviso si può progettare uno sviluppo economico differente. All’improvviso un nero sta diventando Presidente degli stati uniti d’america.
Domani avrà delle conseguenze importanti, per fortuna, sulla nostra vita e sulla maniera di vedere il mondo. Per questo dovremo festeggiare l’arrivo di Obama come l’inizio di una nuovo periodo, come fine di questi anni barbarici, finalmente senza scetticismo e perplessità.

10 commenti:

@simov ha detto...

Personalmente ancora credo che tu sia vittima della negazione.
Dico ciò perchè non ho il sentore che quello che dici succederà e, come dici giustamente tu, sono ormai abituato. Abituato a non sperarci prima e a rassegnarmi poi...
Ciò premesso, se domani dovesse succedere quello che profetizzi, sono cosapevole che sarebbe una svolta favolosa, specie se vista nella prospettiva della decadenza attuale. Se domani Obama dovesse diventare il nuovo presidente USA sarò felice di abbracciarti in diretta e festeggiare la svolta.

...Poi in un secondo momento ci prepareremo per fronteggiare le delusioni... ... (è la mia natura, mi ci hanno abituato...Obama, salvami!)

Fab ha detto...

Leggevo un articolo su "il manifesto" in cui, intervistato da un corrispondente italiano, un giornalista di sinistra criticava lo spirito decisionista di Obama nella sua ascesa alla candidatura come presidente, definendolo piuttosto voltagabbana e opportunista.
MA come scrivi giustamente, gli Stati Uniti d'America rimarranno il paese che sono, ma dal punto di vista sociale, la vittoria dell'uomo nero segnerebbe necessariamente una svolta epocale e credo possa dare una spinta incredibile al morale di tutte quelle persone che per anni ed anni sono state vittime di oppressione e razzismo in un paese che sventola al mondo i suoi sani e santi principi.
Sarà come seguire una partita importante in attesa del risultato, ma il mio pensiero si sposa con la teoria del "fronteggiare" le delusioni che, ahime, è la mia natura, non tarderanno ad arrivare.
in bocca al lupo uomo nero.

Aser.due ha detto...

L'arrivo di Obama rappresenterà un problema per le democrazie monche, a partire soprattutto dalla nostra. Io, a differenza degli altri, sono più scettico sull'effettiva portata dei cambiamenti che avverranno con Obama (bumaje) piuttosto che sulla sua elezione.
Spero sinceramente di sbagliarmi, ma, in ogni caso, sono ben contento che la Bush-crazia e tutti i suoi scempi ci stiano abbandonando. (Almeno non vedremo più il Berluska che scondinzola alla casa bianca). Certo che se dovessero avverarsi le tue previsioni, non saremmo comunque gli ultimi a godere dell'aria nuova, visto che la macchina mediatica italiana sta da tempo affilando le unghie per smontare il futuro nuovo inquilino nero della Casa Bianca.

Troncio ha detto...

E' il sistema che è marcio. Puoi metterci chi vuoi, se non si cambia sistema cambia poco.

Obama è meglio di chi c'era prima ma non è certo un uomo di sinistra.

Massi ha detto...

Sostenere di voler investire in energie alternative e spingere per liberarsi dalla dipendenza del petrolio... è un po diverso da programmare scavi in alaska e aree protette per cercare altro petrolio. Aumentare la copertura sanitaria nazionale e tagliare le sovvenzioni alle multinazionali, è abbastanza diverso dal sostenere programmi farmaceutici privati e ridurre le spese sanitarie per i più poveri.
Parlare di etica e regolamentazione è alquanto diverso dal sostenere che c'è bisogno di deregulation e maggiore libertà per l'economia.
Mostrare attitudine al dialogo e capacità di unire (magari facendo uso di tanta retorica) è MOLTO, ma MOLTO diverso dal seminare odio e divisione, incuranti degli effetti.
Il sistema, qualsiasi sistema è per sua natura umano, e quindi perfettibile... ma ripeto, la forma che assume il sistema marca la differenza.

Dott. Durden ha detto...

Avete ragione tutti: chi non ci spera, chi crede che il problema non sono le persone, ma il sistema che le investe; chi crede che sì, è meglio Obama (bumaje) piuttosto che altri, ma che i cambiamenti non saranno poi così incredibili....ma è utile?? Voglio dire: è utile parlare e dissertare su ciò che non avverrà? Anche questo modo di pensare fa parte del sistema. Pensate a tutta la campagma che c'è stata su "Roma città insicura": una balla colossale....e alla fine? La gente c'ha creduto. Il sistema è questo, non è solo malainormazione e/o ingiustizia; non è ignoranza culturale e disonestà intellettuale; Il sistema crea la realtà che il popolo degli ovini (mondiale) vive. Il dire, il dissertare, il pessimismo, la paura, sono il carburante di questo sistema. Certo, trovo che sia assolutamente naturale essere disincantati per tutto e tutti: dopotutto i fatti si manifestano ogni giorni, affossando le capacità di ognuno di sperare ancora. Altrettanto vero però è che, dopottutto, "sperare" (ancora) non costa nulla.

Concludo anche facendo una digressione sulla parola "sinistra".
"Sinistra" è una mano (es. la mano sinistra), un braccio o un piede (es. Maradona era mancino). "Sinistra" è una direzione (es. svolta a sinistra, poi tira dritto!)..."Sinistra" è tutto, tranne che politica, ideali, visioni.
"La Sinistra" non esiste più: pensate che il maggior esponente della sinistra in questo momento è...DI PIETRO!
Questo mi appunto non è in contraddizione con l'intervento precedente: sì perchè su di Obama possiamo solo fare delle previsioni e delle ipotesi...sulla "sinistra" parliamo di dati di fatto!

Troncio ha detto...

Nessuna persona cambia da sola il mondo.


IL POPOLO E SOLO IL POPOLO E' LA FORZA MOTRICE DELLA STORIA.
-MAO-


P.S. Di Pietro non è di sinistra.
La sinistra è scomparsa dal parlamento ma non dal paese.

Dott. Durden ha detto...

Non ho mai detto che Di Pietro è di sinista: ho solo affermato che è il politico che più si avvicina alla sinistra in questo momento (in parlamento).
Non ho mai affermato che la sinistra è scomparsa dal paese: ho solo detto che non esiste come forza politica.
Non mi sembra di aver affermato cose fuori dalla realtà o dal mondo.
Se la sinitra c'è ancora, lo si deve a persone che nel loro piccolo (o forse grande) ancora credono in certi valori, non certo alle figure "di spicco" della "rinascita della sinistra".

Per quanto riguarda il popolo....bè, ognuno parla e tesse le lodi del popolo a suo piacimento.
Il popolo è un'animale senza testa.
Se è forza matrice della storia, lo è suo malgrado: poichè anche in questo momento, anche votando Berlusconi, o Bush o chicchesia, è stato ed è forza matrice della storia.
Il popolo è una scimmia ammaestrata, e l'unica cosa che può far evolvera questo primate è la cultura, nient'altro!

Massi ha detto...

Si, ma non confondiamoci, appunto. La sinistra forse non è definibile, in questo periodo storico... ma al contrario le forze conservatrici e reazionarie sono state ben compatte e chiare nel loro agire e nei loro programmi. Un agire neanche molto originale: il capitale prima di tutto, lo scontro bellico e l'intolleranza non solo verso chi è diverso, ma contro chi la pensa diversamente. Ripeto. Non solo hanno dettato il linguaggio politico, ma hanno cambiato il significato delle parole e del senso della realtà: avevamo i capelli lunghi e ci dicevano che eravamo calvi, facevamo proposte e dicevano che eravamo dei bastion-contrari, ci picchiavano e dicevano che eravamo dei violenti.
Ora forse Obama non sarà di sinistra, ora la sinistra non esiste, ora siamo stati abituati a seguire l'agenda politica dettata da interessi particolari e conseguentemente condizionati. Ora è vero che abbiamo avuto (e abbiamo ancora) paura. Ma come è stato possibile tutto questo? Attraverso le "immagini" e il "silenzio".
Le immagini ripetute all'infinito di quei due grattacieli e il silenzio ottenuto con la violenza e la "confusione": tanto sono tutti uguali, non esiste più la necessità della sinistra, etc...
Ma soprattutto ora, l'immagine è cambiata, ed io credo e sostengo con forza che si debba tornare a parlare, a rivendicare il primato della ragione e della storia dell'uomo (il diritto, la solidarietà, la cultura... politica, artistica, religiosa).
Potremmo anche continuare a coltivare la critica (come è nostra indole), ma non possiamo confonderci su che scelte fare.
Come diceva Scalfari, ci si aspetta che Obama "riesca ad abbattere le barriere tra gli uomini di buona volontà". Per me, dobbiamo festeggiare.

Fab ha detto...

grande massi, mi hai, involontariamente, convinto.
non importa la sinistra in questo momento, importa il segnale che verrà da queste elezioni.
!!!