martedì 21 ottobre 2008

Il falo delle banalità


Forse non sono molti i cultori del
Corsera da queste parti, anche per numerosi e giustificati motivi... ma tant'è che rimane punto di riferimento inamovibile della classe media italiana (vuoi mettere quel covo di comunisti che è Repubblica!).
Tutti voi che in tutti questi anni avete avuto il buon senso di evitare il Corriere, storia e modello del giornalismo italico, forse non sapevate di perdere anche l'appuntamento con l'editoriale di Francesco Alberoni, "Sociologo" (ebbene si... lo ricorda pure!).
Alberoni, uno dei maggiori intelletuali italiani (o almeno così viene riconosciuto) elargisce quotidianamente brevi ma illuminanti saggi di sociologia per le masse. Onde evitare equivoci sull'importanza della sua figura, vi dico subito che per l'acutezza delle sue intuzioni è stato ribattezzato "Il Banal Grande". Vengono ormai annoverati come esempi di alto giornalismo i suoi storici pezzi sulla "scomparsa della mezza stagione" e "sulla difficoltà di trovare parcheggio nel centro delle grandi città".
Parla di tutto, il famoso Sociologo, ma il suo genio preferisce dispensare perle sui grandi sistemi: amore, vita... universo!
Al termine della sua rubrica "Sesso e Amore" del settimanale "Io Donna", scriveva:
"Si moltiplicano i libri di consigli su tecniche per fare all'amore. Tutto utile, però vi assicuro che, alla fine di tanti anni di ricerca, sono giunto alla conclusione che il piacere sessuale straordinario, infinito, la beatitudine, la raggiungi soltanto quando ami.
"
Capito il livello? Visto che la rubrica settimanale non bastava, c'ha scritto anche un libro "Lezioni d'amore". Essere pagato per scrivere "l'amore è la più grande forma di felicità, ma dobbiamo saperla riconoscere, capire e conservare" è la vera impresa per cui dovrebbe essere ammirato.
Ora però il sociologo ha reso più politica, quasi ideologica, la sua rubrica, che è diventata la dichiarazione, o meglio il manifesto del pensiero che affiora in maniera sottintesa in tutto il giornale, ad uso e consumo di coloro i quali non hanno la capacità di cogliere le sottigliezze dei grandi editorialisti del Corriere.
Ieri Alberoni, con il solito acume, partendo delle nuove manifestazioni studentesche, denigra il '68 e il desiderio di libertà per affermare che oggi c'è bisogno di sicurezza. La soluzione? Lo stato nazione e il ritorno del rigore e dell'autoritarismo, senza proteste: tanto non si ottiene nulla con scioperi, dichiarazioni ideologiche e occupazioni. "La gente finirà per accorgersene"
.

Il Sessantotto al contrario e il bisogno di certezze

Appare evidente che l'opera di Alberoni è quanto di più lontano possa credersi l'uso critico dell'intelletto. Piuttosto è la vocina di quella piccola, ipocrita, reazionaria borghesia italiana fatti di luoghi comuni e perbenismo, che oggi più che mai sente bisogno di sicurezza... e quando questa borghesia invoca l'autoritarismo, è capace di giustificare qualsiasi nefandezza.

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